[...] To realize the relative validity of one’s convictions and yet stand for them unflinchingly is what distinguishes a civilized man from a barbarian.

–Joseph Schumpeter, Capitalism, Socialism and Democracy

lunedì 19 maggio 2014

Piazza Loggia 40 anni dopo

Le radici dell’uomo sono tanto più salde quanto più si impossessa del suo passato”
(Nietzsche; Sull’utilità e il danno per la storia nella vita)

Passano lente le mattine in Piazza della Loggia. Un turista fotografa la piazza. La Loggia, qualche epigrafe, l’orologio. Di quella colonna sbrecciata dove 40 anni fa venne posta una bomba, di quel semplice monumento che ricorda otto vite, nelle sue fotografie, nelle sue memorie, non resterà traccia. Si dirige verso piazza Paolo VI passando sotto l’orologio. Non si ferma a leggere la convocazione della lontana manifestazione antifascista. Un gruppo di studenti che esce dal palazzo comunale attraversa la piazza avvicinandosi alla stele. Si fermano sulla lapide che ricorda dove fu scagliato il corpo di Alberto Trebeschi. Il professore comincia a parlare. Alcuni studenti ascoltano. Altri chiacchierano e scrivono al cellulare. Intanto un ragazzo va a riempire una bottiglietta alla fontana. Chissà se sa che la posizione di quella fontana entrò nel processo, allungandolo. Insieme ad altri fatti e depistamenti aumentò i dubbi permettendo, negli anni, di far perdere al processo accusati, testimoni, forza. L’allungò, permettendo alla sedia degli imputati di restare quasi sempre vuota. “Sembra un processo a dei fantasmi” diceva Manlio Milani.
E chi insegue i fantasmi rischia di sembrare folle agli occhi di chi non li conosce.