“Non mi fa paura la statua, mi fanno paura queste petizioni popolari”. Con queste parole, purtroppo dimenticate da molti giornali, ha esordito il consigliere comunale Labolani nel suo breve intervento nel Consiglio Comunale del 5 aprile per sostenere l’archiviazione della petizione popolare contro il Bigio in Pizza Vittoria. Senza entrare in merito allo scontro al quale questa frase si riferiva vorrei esprimere qualche libera considerazione. Sarà che sono un giovane di 18 anni che per la prima volta assisteva in diretta ad un Consiglio Comunale; sarà che sono solito credere di far politica (nel suo significato più alto) nei circoli e nei movimenti ed, al massimo, negli ultimi due anni nel Consiglio d’Istituto del mio liceo; sarà che, oh illuso, vedo la politica come dialogo o, con le parole di Paolo VI, come “la più alta forma di carità”, ma questa frase mi ha colpito nel profondo. E così, un membro delle istituzioni che dovrebbe rappresentare tutti gli elettori e non un partito, ha paura di una parte dei suoi concittadini che attraverso uno delle forme più democratiche che ci sono, la petizione e la raccolta firme, vogliono esprimere il loro parere? E così i rappresentanti della maggioranza consigliare, che forse hanno letto poco Tocqueville e la sua teoria del rischio della “dittatura della maggioranza”, si permettono di rifiutare di far prendere attentamente in considerazione alla Giunta Consigliare o alle Commissioni una petizione popolare? Si permettono di archiviare senza nemmeno una discussione approfondita ed attenta (il Sindaco non è voluto nemmeno intervenire) una posizione riguardante un’operazione che sta facendo nascere molte posizioni contrastanti nella comunità bresciana ed internazionale?
Ed è così che al posto di cercare un dibattito anche aspro
ma che comunque non perda la forma del dialogo fra concittadini ci si riduce ad
una sterile faida (fra le varie amministrazioni) fra partiti (e nemmeno opinioni)
contrapposti, nella quale alla fine vince sempre chi ha i numeri maggiori e non
le proposte migliori. Ma come facciamo a non considerare una vergogna quei
tabelloni con i risultati dei voti sui quali le luci rosse e verdi continuano a
stare sempre ferme di votazione in votazione, rappresentando la sconcertante
immagine di uno scontro frontale fra due entità che non hanno contatti fra
loro? Possiamo permetterci di considerarli l’irrimediabile frutto delle contrapposizioni ideologiche o vogliono
forse dire che qualcosa nel nostro processo democratico non funziona? Non vorrà
forse dire che in Loggia si è rimasti ancora ad una concezione di
rappresentanza medioevale e ci si è dimenticati la lezione della dialettica
basata sul superamento delle contrapposizioni? Della programmazione necessaria
per riuscire a dare nel tempo un indirizzo condiviso alla città? Della
programmazione che sia capace di durare per più di una legislatura necessaria per
riuscire ancora ad “uscire insieme” dai problemi sociali? Del compromesso (dal
latino cum+promitto, promettere insieme) che non svilisce le posizioni ma ne esalta
i principi ma che è capace di rappresentare la promessa della Politica ai
cittadini?
Infine un’ultima nota alquanto sgradevole. Come si fa a
definire come “personaggi”, termine spersonalizzante e culturalmente volgare in
quanto tende ad appiattire le persone a “macchiette” senza alcuna libertà di
scelta, dei partigiani di più di ottanta anni che, a nome di due Enti Morali
dello Stato Italiano, trovano ancora la forza di recarsi a dare il loro
contributo politico alla città ed alla democrazia per cui erano pronti a dare
la vita? Si possono avere tutte le posizioni possibili, ma pensavo stesse alla
base della nostra convivenza sociale il rispetto per le persone che hanno
conquistato i nostri diritti democratici
Alla luce di queste amare considerazioni spero che nelle
prossime discussioni, che nel Consiglio Comunale che verrà eletto nelle ormai
vicine consultazioni amministrative, si riscopra il vero senso del suo ruolo
sociale e della sua missione. Spero che il prossimo Consiglio Comunale riprovi
a costruire concetti, valori e dialogo, come solo la Politica sa fare e come,
purtroppo, in questa città, ultimamente
si è dimenticata di saper fare.
marco castelli
Link alla lettera sul sito del Giornale di Brescia: http://www.giornaledibrescia.it/gdb-statico/lettere-al-direttore/il-consiglio-ed-il-rifiuto-del-dialogo-1.1640616