[...] To realize the relative validity of one’s convictions and yet stand for them unflinchingly is what distinguishes a civilized man from a barbarian.

–Joseph Schumpeter, Capitalism, Socialism and Democracy

domenica 21 aprile 2013

Un ultimo commento relativo alla discussione consigliare sul riposizionamento del Bigio




“Non mi fa paura la statua, mi fanno paura queste petizioni popolari”. Con queste parole, purtroppo dimenticate da molti giornali, ha esordito il consigliere comunale Labolani nel suo breve intervento nel Consiglio Comunale del 5 aprile per sostenere l’archiviazione della petizione popolare contro il Bigio in Pizza Vittoria. Senza entrare in merito allo scontro al quale questa frase si riferiva vorrei esprimere qualche libera considerazione. Sarà che sono un giovane di 18 anni che per la prima volta assisteva in diretta ad un Consiglio Comunale; sarà che sono solito credere di far politica (nel suo significato più alto) nei circoli e nei movimenti ed, al massimo, negli ultimi due anni nel Consiglio d’Istituto del mio liceo; sarà che, oh illuso, vedo la politica come dialogo o, con le parole di Paolo VI, come “la più alta forma di carità”, ma questa frase mi ha colpito nel profondo. E così, un membro delle istituzioni che dovrebbe rappresentare tutti gli elettori e non un partito, ha paura di una parte dei suoi concittadini che attraverso uno delle forme più democratiche che ci sono, la petizione e la raccolta firme, vogliono esprimere il loro parere? E così i rappresentanti della maggioranza consigliare, che forse hanno letto poco Tocqueville e la sua teoria del rischio della “dittatura della maggioranza”, si permettono di rifiutare di far prendere attentamente in considerazione alla Giunta Consigliare o alle Commissioni una petizione popolare? Si permettono di archiviare senza nemmeno una discussione approfondita ed attenta (il Sindaco non è voluto nemmeno intervenire) una posizione riguardante un’operazione che sta facendo nascere molte posizioni contrastanti nella comunità bresciana ed internazionale?
Ed è così che al posto di cercare un dibattito anche aspro ma che comunque non perda la forma del dialogo fra concittadini ci si riduce ad una sterile faida (fra le varie amministrazioni) fra partiti (e nemmeno opinioni) contrapposti, nella quale alla fine vince sempre chi ha i numeri maggiori e non le proposte migliori. Ma come facciamo a non considerare una vergogna quei tabelloni con i risultati dei voti sui quali le luci rosse e verdi continuano a stare sempre ferme di votazione in votazione, rappresentando la sconcertante immagine di uno scontro frontale fra due entità che non hanno contatti fra loro? Possiamo permetterci di considerarli l’irrimediabile frutto  delle contrapposizioni ideologiche o vogliono forse dire che qualcosa nel nostro processo democratico non funziona? Non vorrà forse dire che in Loggia si è rimasti ancora ad una concezione di rappresentanza medioevale e ci si è dimenticati la lezione della dialettica basata sul superamento delle contrapposizioni? Della programmazione necessaria per riuscire a dare nel tempo un indirizzo condiviso alla città? Della programmazione che sia capace di durare per più di una legislatura necessaria per riuscire ancora ad “uscire insieme” dai problemi sociali? Del compromesso (dal latino cum+promitto, promettere insieme) che non svilisce le posizioni ma ne esalta i principi ma che è capace di rappresentare la promessa della Politica ai cittadini?
Infine un’ultima nota alquanto sgradevole. Come si fa a definire come “personaggi”, termine spersonalizzante e culturalmente volgare in quanto tende ad appiattire le persone a “macchiette” senza alcuna libertà di scelta, dei partigiani di più di ottanta anni che, a nome di due Enti Morali dello Stato Italiano, trovano ancora la forza di recarsi a dare il loro contributo politico alla città ed alla democrazia per cui erano pronti a dare la vita? Si possono avere tutte le posizioni possibili, ma pensavo stesse alla base della nostra convivenza sociale il rispetto per le persone che hanno conquistato i nostri diritti democratici
Alla luce di queste amare considerazioni spero che nelle prossime discussioni, che nel Consiglio Comunale che verrà eletto nelle ormai vicine consultazioni amministrative, si riscopra il vero senso del suo ruolo sociale e della sua missione. Spero che il prossimo Consiglio Comunale riprovi a costruire concetti, valori e dialogo, come solo la Politica sa fare e come, purtroppo,  in questa città, ultimamente si è dimenticata di saper fare.

marco castelli 


Link alla lettera sul sito del Giornale di Brescia: http://www.giornaledibrescia.it/gdb-statico/lettere-al-direttore/il-consiglio-ed-il-rifiuto-del-dialogo-1.1640616