[...] To realize the relative validity of one’s convictions and yet stand for them unflinchingly is what distinguishes a civilized man from a barbarian.

–Joseph Schumpeter, Capitalism, Socialism and Democracy

martedì 31 dicembre 2013

Ciao bello

È difficile riassumere in poche parole il dolore per la tua morte, Lino.

Per me poi è come se stessi salutando due persone. Il Lino conosciuto e il Lino che ancora non ho avuto tempo di incontrare.
Il Lino con cui si poteva bere il caffè verso le 10:30 all'ANPI e il Lino al quale vorrei chiedere ancora mille spiegazioni, mille altri approfondimenti... 
Il Lino di cui piango la mancanza, quello del caffè, e il Lino di cui piango l'assenza, quello delle domande ancora in sospeso... 
So che siamo in tanti oggi con questo doppio lutto da portare...
Quante questioni ho ancora in sospeso, domande, specificazioni che ero sicuro di poterti sempre chiedere in un "dopo" mai purtroppo meglio identificato...

Ti ricordi, Lino, “Fischia il vento”? L'abbiamo cantata insieme varie volte.
Ha fischiato forte il vento in questi giorni, Lino. Si è cominciato a sentire l'odore della tempesta dalla mattina del 25, mentre aspettavamo la tua salma davanti alla sede dell'ANPI. I telegiornali hanno chiamato questa bufera invernale, “la tempesta di Natale”. Io la chiamerei la tempesta di Modroz, o del Sonclino, a seconda che la si veda come un estremo omaggio fatto dai venti che tu conobbi ragazzo, o i festeggiamenti del Sonclino per averti preso. Settant'anni dopo.
Ma ti ricordi,  Lino, il pezzo "E se ti coglie la crudele morte/dura vendetta sarà del partigian". Come facciamo oggi Lino a vendicati, ora che la crudele morte ti ha preso? Come facciamo? Ci ho pensato tanto Lino... come si fa a vendicarsi della morte? Della morte non per mano fascista ma per colpa del tempo, di Saturno divoratore? Ho trovato una sola risposta, con la memoria. E come tu hai fatto sopravvivere le gesta di Gheda, di Verginella, nella tua testimonianza, così ora sta a noi provare a far rivivere le tue opere e i tuoi giorni nelle nostre parole. Hai fatto tanto Lino. Ci lasci un compito difficile... L'ateismo qui aiuta, sapendo che, nel caso dovessimo dimenticare qualcosa, su di noi non cadranno le maledizioni dell'ultimo passo dell'Apocalisse, ma, se ce ne accorgessimo, potremo semplicemente immaginare il sorriso gentile e comprensivo, aperto all'ascolto con il quale chiudevi ogni chiacchierata.

"L'armonia vince di mille secoli il silenzio", scriveva Foscolo nei Sepolcri.
Ed è stato proprio a questo testo che ho guardato non appena ho saputo la terribile notizia, la sera del 24, per farmi coraggio.
Cercavo il passo sulle "urne dei forti", che stimolano, accendono, gli animi delle giovani e dei giovani ad "egregie cose".
Credo che questo per noi debba essere la sfida di questa sepoltura, di questo rito. Essere abbastanza forti da saper cogliere il tuo messaggio. Noi giovani in particolare.
Il tuo messaggio che credo possa essere riassunto in una vita vissuta per la democrazia. Per la democrazia nell'Italia tutta, con la Resistenza, nella democrazia nelle fabbriche, con il tuo impegno sindacale, con la democrazia nella città, con le tue battaglie in consiglio comunale e, infine, con il tuo impegno per la democrazia rivolto al futuro, nelle scuole a far memoria. Perché sapevi, Lino, che l'aspetto principale per far resistere una democrazia non è l'apparato militare o il leaderismo, ma la scuola e l'educazione dei cittadini, dei ragazzi.

Dicevi Lino, che la Resistenza era stata una battaglia necessaria per allontanare la guerra, per avere l'articolo 11 della Costituzione. Che la Resistenza era stata una battaglia per la pace, da contrapporsi con l'educazione scientifica alla guerra del regime fascista.
Dicevi Lino, che la nostra Resistenza è difficile come la tua. Io su questo punto non ti ho mai creduto fino in fondo, ma apprezzo il tentativo di far capire come la storia non ci debba schiacciare, come non ci dovrebbe essere bisogno di eroi, ma di modelli.
E tu per me e per molti altre persone, per molti altri ragazzi, sei stato un modello. Un esempio.
È con queste idee che negli ultimi anni ha portato avanti il tuo impegno per la democrazia nelle scuole con l'ANPI. Fino a poche settimane fa, hai fatto questo, Lino, hai seminato.
Come dimenticare la tua partecipazione, poco più di un mese fa, ai Dies Fasti del Liceo Calini? Hai passato un’ora e mezza a parlare, a raccontare a spiegare ancora e ancora la tua storia, i tuoi sogni di ragazzo, a leggere i pericoli dell’oggi.

E poi ti piaceva molto vedere come questi semi germogliassero. Come per l'ANPI passassero molti raccolti che, di generazione in generazione, si ritrovavano poi sempre sulle stesse vie.
L’ho capito quando ti sei voluto complimentare perché durante una manifestazione, prendendo il microfono, mi ero infervorato, e secondo te era importante vivere quello che si diceva, non fare come se si leggesse un testo qualsiasi. E volevi sottolinearmelo.
Ma me l'hai fatto capire soprattutto quando quest'estate, durante una chiacchierata nel tuo ufficio, quando ti dicevi felice perché da pochi mesi a quella parte sulla tua sedia del Consiglio Comunale sedeva Francesca Parmigiani, già presidentessa e fondatrice di Nuova Resistenza. E anni prima quella era stata la sedia di Marco Fenaroli, tuo successore alla guida dell'ANPI provinciale.
E scherzavi poi sui vari spettacoli che nelle varie tornate amministrative, dalla postazione privilegiata della sedia in alto a sinistra sotto il finestrone, tu, Marco e Francesca potevate vedere.
Dicevi che la più strana era quella di Francesca, perché nuova, difficile da leggere secondo gli schemi della politica tradizionale.

La politica in cui tu avevi preso una parte decisa, chiara, netta, com’è stata poi la tua vita. Una parte che tuttavia serviva per tutti. Come anche la Resistenza non era solo dei combattenti, ma era stata conquistata per tutti. Anche per chi vi era stato contrapposto in quei giorni.
Non abbiamo mai discusso dei cosa volesse dire essere un comunista allora, di cosa voglia dire oggi.
Personalmente ti immagino come un comunista naturale, uno di quelli che non potevano essere felici se non lo erano anche gli altri. Un comunismo come quello che si trova nelle poche pagine lasciateci da Gheda, tuo compagno e tuo amico. "Dov'è l'umanità? La vera umanità consiste nel condividere le sofferenze della comunità" scriveva Gheda. E credo che tu non potessi che essere d'accordo.


Oggi, compagno Modroz, è finita la tempesta. La tempesta della militanza, della battaglia, della Resistenza quotidiana ai revisionismi di ogni sorta. Ma non è ancora finito il lavoro per la democrazia, per la libertà, e servirà ancora andare avanti, combattere. E tu sarai con noi nelle nostre future lotte. Con tutti quelli che credono nell'antifascismo, che non è opposizione ma è metodo, laica fede nella religione della libertà e del dovere. Sarai sempre con noi per difendere quei valori per i quali, a sedici anni, eri pronto a dare la vita.

Oggi ti saluta questo sole freddo di dicembre.
Sventolano ancora le rosse tue bandiere della gloriosa Brigata Garibaldi.
Vittoriosi, ancor liberi siam.

Grazie Lino, di cuore...




(fotografia presa dal sito dell'ANPI Brescia)