[...] To realize the relative validity of one’s convictions and yet stand for them unflinchingly is what distinguishes a civilized man from a barbarian.

–Joseph Schumpeter, Capitalism, Socialism and Democracy

domenica 10 febbraio 2013

Coma - poesia seconda classificata al Premio Eugenio Montale



Non è liquida questa tua lacrima,
che non ha nemmeno la forza
di disegnare le sue deboli geometrie
su quella faccia dalle rughe cancellate
per le posizioni innaturali
di un corpo già scolorito,
sotto colpi di graffi inconsulti e viscidi
tubi impertinenti.

Sei già morta,
è quasi evidente, se non per
quel lieve movimento di spalle,
che le macchine ti stimolano
come tua condanna
e tua anima.
Mi piacerebbe pensare,
che quel girarti,
nel letto che sembra troppo piccolo,
sia una spasmodica ricerca
di ricordi.
E che quella lacrima
sia il pianto d’addio d’un antico sospiro
che agogna incerto l’assoluto
capendo che forse lo sta
abbandonando,
insieme al vento
che carpisce inesorabile
i petali delle stagioni.
Ma non è così.
E quella caduca goccia è solo un mezzo
per riflettere le nostre piccole
nascoste trattenute miserie
d’attaccamento alla vita che si rintana,
lasciatole aperta la fuga.

Ma qual è quella linea che,
oltrepassata, definisce
la tua morte?
Giaci qui,
davanti a me,
viva con scadenza,
per i dottori,
che si affaccendano
per farti dimenticare
insieme ai tuoi dolori,
anche di te,
e morta per gli altri
ma,
forse
soprattutto,
morta
per te.

E se non sei ora,
cos’eri ieri quando già
l’ombra incombeva a tua insaputa?
Quando già era inarrestabile
ma almeno ignoto
quel male che ti
vuole naturalmente
soffocare?
E come ieri l’altro,
quando l’ombra si allungava
a tuo malgrado!
A nostro malgrado!
Forse proprio per ogni
passo che tu compivi.
Per la nostra colpa:
Per il tuo amore.
Ma da quale lacrima la vita
comincia a definirsi
ed a decadere
verso l’ovvia conclusione?
Viviamo morti o moriamo vivi?


E non è niente che abbia senso questo pianto,
ed è forse meglio dimenticare,
il respiro, il battito, il polso, l’attività celebrale,
e rimanere alla memoria,
quell’unico posto
dove quando muori,
naufragando nella tua stessa
incomunicabilità,
non muori solo,
ma anche
con una
parte
di
me.