C'era una volta un uomo coraggioso, si chiamava Salvador. Era un uomo coraggioso perché credeva fortemente nelle sue idee, e ci vuole coraggio per farlo.
Ma a molte persone non piacciono gli uomini coraggiosi, determinati e decisi. A molte persone non piacciono soprattutto gli uomini coraggiosi di cui molti si fidano, di cui il popolo si fida. E qualcuno odia gli uomini coraggiosi, quando piacciono a molti, al popolo, e loro perché ci credono, provano a fare qualcosa per far stare meglio il popolo stesso.
Fu così anche per Salvador, che credeva nel popolo e nel quale il popolo credeva.
Prima furono minacce. Poi blocchi commerciali. Poi scioperi organizzati da quelli a cui non piaceva.
Poi furono pistole e bombe. Poi fu un golpe, in un nero crescendo di toni, di rumori, in cui la sua nuda voce faceva impressione. Era la voce di un uomo, che contro aveva un sistema. Era una voce, sola, in un palazzo, vuoto, sotto le bombe, tante, che pensavano di stare combattendo contro un'idea, e non contro un singolo, uomo.
Potrebbe sembrare una storia, una brutta storia. E' però la Storia. La brutta Storia.
La Brutta Storia del primo 11 settembre. Dell'11 settembre mediaticamente dimenticato, che non riceve commemorazioni in tutti i paesi ed editoriali su tutti i giornali. Dell'11 settembre dell'America Latina, dell'11 settembre della Democrazia.
Ed a noi, al mondo occidentale, generalmente non piace quell'11 settembre, perché tutti in fondo sentiamo come ci abbia colpito e forse cosa poco abbiamo fatto, come paese, come Europa, come mondo, per negarlo.
Ma poi, non ci piace ricordare quell'11 settembre, l'altro 11 settembre, perché in quel palazzo presidenziale neoclassico, insieme a Salvador Allende, c'eravamo forse anche un po' anche noi.
Che fossimo lì nei panni di uomini sconvolti di come la democrazia potesse cadere in questo modo, attaccata da un'altra democrazia più grande.
Che fossimo lì nei panni di uomini spaventati per come quelle vicende stessero drammaticamente dimostrando che è impossibile ottenere una via al socialismo che non sia rivoluzionaria o che non vada a patti con altre forze.
Che fossimo lì come democristiani, dopo aver dato per anni dei fondi economici a tutti i nemici di Allende, e, forse, ci sentissimo un po' in colpa.
Che fossimo lì nei panni di semplici persone che vedevano morire un uomo onesto con la testa alta per essere riuscito a salutare il suo popolo, e sentissimo semplicemente la grandiosità di quell'attimo.
Qualunque panno portavamo, dalla giacca alla tuta blu, quel giorno eravamo tutti lì, alla Moneda con Salvador Allende.
E le nostre ferite sono ancora aperte come quelle del popolo cileno.