[...] To realize the relative validity of one’s convictions and yet stand for them unflinchingly is what distinguishes a civilized man from a barbarian.

–Joseph Schumpeter, Capitalism, Socialism and Democracy

mercoledì 22 maggio 2013

Al lavoro ed alla lotta. Pardon. Al lavoro. Utopistico? Al cambiamento? Questo forse va bene a tutti

"Di fronte [...] a chi si uccide c'è solo lo sgomento"
(Gaber, Io se fossi Dio)

Ascoltare Nichi Vendola è sempre uno stimolo a continuare. E' una persona che riesce ad unire ad un ars retorica eccezionale, composta di pause, accelerazioni, silenzi e battute improvvisate, anche una cultura notevole, che gli permette di cominciare una frase con un riferimento a Marx per poi chiuderla con una riflessioni sulle "monadi" di tradizione leibniziana.
E' difficile dire cosa resti dopo un comizio di questo genere. Se una battuta, un concetto, un'idea, uno stimolo, una voglia nuova o un nuovo sogno.
Forse tutto in piccole parti, o forse altro che non saprei esprimere.




Si vede però un'ombra sotto gli occhi di Vendola, nel restare piegato per il freddo, nel cercare un volto in centinaia di facce sconosciute. Ed in quel momento pensi alla fatica che costa svegliarsi tutte le mattine, viaggiare, stare lontano da casa, parlare alle folle per poi ritrovarti solo, al freddo, la sera. E continuare. E continuare a provare a vedere un'uscita per tutti quando sei accecato dei faretti dei palchi che ti permettono a malapena di vedere il microfono, non oltre, non alle persone che ti applaudono, non alle facce che ti guardano incantate. E si va avanti. Forse convinti della propria interiore vittoria morale ad ogni batosta elettorale. Ancora sicuri che il sole deve ancora sorgere.
Ma quanto dura ancora la notte?
Sembra assurdo che anche una persona che è riuscita a sopportare, a reggere, a vivere, per quarantun anni questa fatica si trovi anche ad ammettere, nella pioggia impura di un maggio bresciano, che è stanco. Che è triste. Che non gli piace più fare politica perché sente una crisi collettiva. Perché avverte la fine di un vivere comune. Perché, quando sa di una persona che quando legge la lettera di licenziamento va a comprarsi una tanica di benzina, non riesce più a capire a cosa stiamo andando incontro.
Ma chi è quella persona? Chi è quell'uomo che è morto proprio mentre sotto la pioggia lombarda si pensava alla sua vicenda? Un martire? Un folle? Un eroe? Ma che nazione è quella che ha bisogno di eroi? Si inseguono queste domande come una cappa scura d'ansia nel discorso di una persona che è stanca di fare quello per cui noi tutti lo ringraziamo.

"Al lavoro ed alla lotta" si diceva.
Se oggi "lotta" sembra quasi una parolaccia e non "il padre di tutte le cose" eracliteo, tra poco anche il lavoro farà la stessa fine.
Possiamo permettercelo?

Al lavoro, quindi, ma con Brescia, se è ancora possibile.


marco castelli