[...] To realize the relative validity of one’s convictions and yet stand for them unflinchingly is what distinguishes a civilized man from a barbarian.

–Joseph Schumpeter, Capitalism, Socialism and Democracy

mercoledì 8 maggio 2013

Il testamento di Andreis


1 Non era sterminato il cìelo, 
e l’aria estiva d’ardore virile 
piena pesava nell’attesa fredda 
del nemico invasore e del fascista.  


Ma come narrare a te,  giovane, 
quelle passioni politiche assurte 
a fede,  e quel disagio profondo  
che genera nell’animo l’oppressione,
ed il groppo alla gola nel vedere 
10 ogni giorno stuprata la Libertà  
nei palazzi da cui magisterava
prima. Prima del fascismo, della 
guerra, prima della montagna amica 
e del fucile accanto al giaciglio,
e prima di sentir tagliato il cielo 
dal rombo di Pippo. Sì, fa ridere, 
oggi quel nome che a noi mortifero 
rompeva il sonno ora è divenuto 
solo un altro elemento della futura 
20 incomunicabilità. Ma pesa, 
questa, già, su di me e su di voi, 
anche se non ce ne accorgiamo appieno, 
in questo mondo che corre veloce.

Prova a pensare all’odore secco 
dei campi duri di lavoro al confino
mentre sotto gli sguardi delle guardie 
si faceva resistenza parlando,
umanamente, fra nuovi compagni. 
Immagina entro le diverse nebbie 
30 dei diversi campi di battaglia,
lo stesso nemico che nero stava 
dalla Spagna, per la Francia, in Italia. 
Immagina il rumore degli spari 
rotto solo dal flebile ed eroico 
canto: “Bella Ciao”. Ma soprattutto 
pensa al festoso lavoro e alla lotta
della rifondazione antifascista, 
della convulsa vita politica 
vissuta, ancora, come strumento 
40 per costruire insieme un’Italia 
migliore. Un’Italia senz’incubi, 
un’Italia senza persecuzioni:- 
il nostro vero desiderio per voi.  



Ma ci sono altre cose, che forse  
mai riuscirò a narrare a nessuno:  
gioie intime e ricordi belli.  
Così ricordo Torino, Torino
Liberata. La gioia nelle piazze. 
L’ultima delle nostre capitali 
50 liberate. E delle tre la sola 
nella quale fu nostra la vittoria.
E come potevo allor io restare
fermo, ad attendere gli alleati 
per le cerimonie, quando a Brescia
si lottava ancora? Come potevo 
stare lontano da casa, quando lì
ci poteva essere bisogno di me?
Come potevo perdere il ruggito 
di gioia che dalle valli bresciane
60 scendendo nelle piazze, sbeffeggiava
il Bigio, sempre fermo  e attonito?
Semplicemente non potevo, no,
lasciare, per la diplomazia,
la lotta ed il ricordo di Brescia, 
cristallizzato nell’oppressione. Ma, 
soprattutto ricordo la domanda 
che nelle fredde serate invernali,
sui monti amici, era ripetuta
a bassa voce. Era la richiesta 
70 di insegnare una luce. Ed era
la domanda di trovare una strada. 
Spaziavano le menti nel concetto 
più alto: democrazia. Sì, lo so, 
che oggi, qui, sembra una riflessione
stupida, ma come poteva esserlo 
per chi era sempre vissuto, schiavo,
in un'elementale dittatura? 
Tutti chiedevano esempi, racconti 
definizioni, sogni e aspettative, 
80 e i comandanti sempre a raccontare, 
mai paghi, le conclusioni iberiche
a quelle riflessioni uguali, se non
per il grido, che le concludevano:
“NO PASARAN!”, allora urlavamo
“LIBERAZIONE!” insieme gridiamo. 

Ma forse or’è il momento di tacere,
e di smettere di narrare la vittoria,
oggi sembra che non serva memoria,
per litigare sulla nostra storia.
90 Di sicuro all’inizio abbiamo sbagliato,
ci siamo lasciati divisi, testardi
ognuno solo con la sua bandiera
e con i propri partiti da fare.
Sì, certo, hai ragione a ricordare
che insieme, tutti gli antifascisti
siamo riusciti a scrivere la nostra
Costituzione. Ma è stato un figlio
non curato, lasciato sempre solo 
perciò non aiutato a realizzarsi,
100 nel crescere da sogno a pratica.
Quando annotavo, alle feste dell’Unità,
le bandiere rosse e tricolori, 
e le prime erano anche maggiori
in numero, ed anche questo è un segno,
forse, del non aver creduto fino
in fondo, in quella nostra creatura.

Ma anch'io ch’ho ormai deposto della gioventù
l’arme dell’ardore sento tuttavia
ancora l’importanza di molte,
110 delle domande ancora senza risposta,
di giustizia sull’equità sociale,
e conosco le fatiche necessarie
per rendere vivo un sogno perenne.
E così ogni era ha la sua guerra,
e non puoi decidere di non lottare,
ed ogni epoca ha la sua resistenza
e devi scegliere da che parte stare.
Ai nostri tempi era tutto palese:
noi sapevamo dov’erano i monti,
120 conoscevamo i nostri nemici,
oggi lo scontro è molto più subdolo
e le scelte molto più difficili,
oggi non serve prendere un fucile
ma avere la forza di scegliere
quotidianamente e sempre il giusto.
Come l’alzarsi per andare in corteo,
come anche avere ancora la voglia
di sognare un mondo più bello e libero. 
Piccoli gesti, ma che continuano
130 quell’anelito essenziale d’idea 
di ribellione che indica quella
differenza sostanziale fra quelli
che furono poi chiamati fascisti,
e coloro che saranno ricordati 
partigiani, uomini che hanno scelto
di rischiare la vita per gli altri,
per voi. ORA E SEMPRE RESISTENZA!



marco castelli




IN MEMORIA DI ITALO NICOLETTO
http://www.anpi.it/b1891/




Testo classificatosi secondo
al concorso "I giovani e la memoria"
edizione 2012-2013
dell'ANPI Brescia